Si staglia, vestita d'angelo, tra i miei pensieri, lasciando fugaci idilli vani e misteriosi;
un giorno saprò dirle dei melograni maturi, che scoppiano di gusto fra le anse delle sue labbra.
Non conoscevo l’Amore come non conoscevo Dio, prima che morissi di passione, fra i suoi tendini d’avorio.
Ho visto il Sole d’Oriente pria che sorgesse l’alba ed ora che è notte, mi sembra lontana come un sogno; quanto non sa cosa sia l’Amore!
Ella può giocarci a Scacchi, e mangiare ogni mia pedina, ma nella dolce malinconia, abuso di pietà per la sconfitta quanto di estasi nell’essere battuto dalla Regina delle dee.
E non potrà mai trarsi fuori dall’enigma , perché è il dubbio il Pomo della Discordia, la scelta, fra il rischio di amare e la sicurezza d’odiare.
Giunchi e gigli coltiverò nel suo Giardino e a Maggio potrà vedere ogni lettera Scarlatta che ho disegnato per Lei.
L’alfabeto dell’amore è fatto di due parole sebbene oggi come non mai, scarnificate, usate, uccise dall’inettitudine dei mortali.
Oh Alba, oh Tramonto! Se tu potessi venire a me due volte ogni sole per colmare il lungo buio delle tenebre!
Sarebbe come immergersi nell’ambrosia, vivendo ogni secondo d’Olimpo con Afrodite, anche se il tuo amore verso di me è imparato a memoria e senza slanci.
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martedì 3 marzo 2009
Il Sole d’Oriente
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