venerdì 2 ottobre 2009

Il fumo di una nave distante all’orizzonte

La mia recensione di: “The Wall”



“Mirai bene perchè lo colpii in pieno volto. Era lì solo per far casino e bere birra e non era minimamente interessato alla nostra musica". Questo la giustificazione di un irritato Roger Waters, dopo che, nel 1977 nel tour di supporto ad “Animals”, un fan lo irritò a tal punto da meritarsi uno sputo in piena faccia. Coinvolgimento emotivo nella musica, passione per un messaggio da comunicare, impegno nell’arrangiamento di ogni minimo particolare non potevano venir ignorati e calpestati: era come banalizzare a mera droga intellettuale o intrattenimento spicciolo ciò che doveva essere una musica che andava oltre se stessa, un messaggio, un sogno, un ideale, una protesta, una proposta, una lotta, una novità che mirava a far breccia nei cuori assopiti e risvegliare -che cosa? Una passione, una qualunque attività della vita, ma genuina, libera, umana, oltre il condizionamento, l’annichilimento e la repressione del potere sovrano. Ma cominciamo dall’inizio.

Era un periodo, la fine degli anni ’70, di grande fermento musicale autentico, con consapevolezza dei problemi e speranzose aspettative di venirne a capo. I Pink Floyd, già alla ribalta per capolavori come Atom heart mother (1970), The dark side of the moon (1973), Wish you were here (1975), riempivano gli stadi di mezzo mondo fino all’inverosimile: se questo significava ricchezza e notorietà (per questo hanno cominciato a suonare? Direi proprio di NO) da un lato, dall’altro tutto ciò rovinava un intento primario del gruppo, vale a dire emozionare ogni singolo spettatore con atmosfere rarefatte e ipnosi musicale che prevedeva il silenzio durante la performance e l’applauso solo nel finale.
Ora l’episodio sopra accennato era la spia rivelatrice che qualcosa si opponeva a questa fusione mistica tra musicisti e pubblico, che qualcosa impediva l’ unione e la comunicazione solidale tra gli esseri umani su questo piccolo verde pianeta, che una sindrome della fretta, del consumo e dell’uso spasmodico stava costruendo un muro tra gli esseri umani. Waters intuì questa presenza, la presenza di un muro tra lui e il suo pubblico, un muro invalicabile di incomunicabilità che non permetteva alla sua musica e ai suoi messaggi di arrivare dove una volta riuscivano, e che lo avevano reso qualcosa di molto simile ad un autoritario e violento despota che odiava proprio il suo pubblico.

Consapevole di questo, Roger Waters si chiuse nel suo studio casalingo e cominciò a lavorare su dei demo che sviluppassero temi legati all'incomunicabilità, all'alienazione, all'assenza, alla follia, soggetti per altro già affrontati in passato ma che stavolta dovevano essere legati da una storia ispirata alla sua vita: una rockstar sull'orlo di una crisi di nervi, che ripercorresse la sua esistenza sin dall'infanzia, orfana del padre caduto durante la seconda guerra mondiale, e dai tempi della scuola elementare disumanizzante e in cui trovassero spazio anche riferimenti alle vicissitudini di Syd Barrett, esempio universale di rockstar impazzita per colpa del "sistema".

Fu cosi che prese vita The Wall (pubblicato nel 1979), concept album, e successivamente anche film, che può considerarsi opera solista di Waters e che segnò inevitabilmente la frattura con Gilmour, Wright e Mason. Concept album si è detto. Qual è l’idea, il movimento dominante che anima questo disco? Abbiamo una molteplicità di temi che fanno riferimento a un minimo comun denominatore, che è rappresentato dall’essere umano: se l’uomo è libero di esprimersi , libero di comunicare senza barriere, essere se stesso senza conformismi imposti dall’alto, se in altre parole è uomo politico, allora può vivere propriamente una vita degna di essere vissuta, felice.
Viceversa, quando il potere diventa autoreferenziale, accentrato nelle mani di pochi ed è costituito da una sovranità cristallizzata, allora il suo intento è trasformare gli uomini da esseri politici e sociali, in automi, individualisti, egoisti, malvagi che, illusi di poter primeggiare, pongono le basi di una servitù costante e di un sonno intellettuale in uno stato di minorità. Simbolo di questa angoscia ed isolamento è appunto il muro.
A questo seguono i sentimenti dell’alienazione, della solitudine, della follia: riecheggiano i versi di Shine on you crazy diamond che, nel descrivere la parabola esistenziale e artistica di Syd Barret, costituiscono un esempio paradigmatico dell’isolamento moderno.

“sei stato catturato nel fuoco incrociato di infanzia e notorietà, soffiato via dalla brezza di acciaio, vieni, oggetto di risate lontane, vieni sconosciuto, leggenda, martire e splendi!”...e ancora …”hai raggiunto il segreto troppo presto, hai pianto per la luna” ..la spontaneità di un bambino poi travolta dal freddo mondo degli interessi … e infatti prosegue …”hai cavalcato sulla brezza d’acciaio, vieni pittore, visionario pifferaio prigioniero e splendi!” Ecco, per splendere, è opportuno abbattere il muro.

È possibile dall’oggi al domani? Magari una cannonata e bum tutto sparisce? Purtroppo no. Ci sono tanti mattoni … quello che possiamo fare è impedire che altri mattoni si aggiungano sul muro e cominciare a toglierne qualcuno dall’incastro, aiutandoci l’un l’altro a portare questo peso. È nell’educazione in primis che deve prevalere un metodo solidale anziché un incasellamento di nozioni che sa tanto di indottrinamento deleterio e di alienazione (Another brick in the wall).



Abbiamo detto dell’album come racconto della vita di Waters: il punto centrale, e che Waters focalizzò in modo chiaro, è che questa non rappresenta una situazione privata e basta. Non un percorso tra tanti possibili diversi. Andava vista la cosa sotto una prospettiva generale, oserei dire universale: i drammi dell’infanzia di Roger, la solitudine, la madre iperprotettiva (mother) le sue angosce, il suo disagio erano sintomi di male profondo che riguardava tutti gli uomini nella misura in cui fossero rinchiusi nel muro del potere sovrano, fonte di guerre e odio. Queste idee si sentono anche nella musica.
Le quartine suonate sul rullante da Mason (In the Flesh) evocano un suono più heavy di quello dei precedenti albums. Il disco richiama spesso suoni bellici (è ancora la batteria di Nick Mason a richiamare sventagliate di mitragliatrice). L'elicottero di Another Brick in the Wall p. II evoca scene di guerra che, legate alla morte del padre di Waters (deceduto nel 1944 ad Anzio), dominano la prima facciata dell'album. È qui viene suggerito un rapporto tra la massificazione della scuola e l’arruolamento militare.

Dall'infanzia e dalla prima giovinezza di Pink, si passa - nel lato B del primo disco - al difficile rapporto del protagonista, ormai divenuto un rock-star, prima con la madre, poi con il successo. Intanto il rapporto tra Pink e la moglie si incrina a causa della loro incomunicabilità; il muro ormai si è chiuso. Con esso Pink cerca di proteggersi dalle delusioni, da ogni dolore, ma resta più che mai solo. Tenta di vincere il proprio isolamento, ma inutilmente (Is There Anybody Out There? - Nobody Home). Resta l'isolamento del protagonista. Tale solitudine può essere vinta in un solo modo: analizzare la propria vita, rivedere il proprio percorso.
Si apre un processo (The Trial - [1]), il cui esito è la condanna, forse dolorosa, forse liberatoria, ad abbattere il muro, ad eliminare le proprie difese, ad esporsi - nudo - ai propri simili. È questo il rischio che l’uomo comune, come il protagonista, deve accettare per tornare responsabile della propria vita. Indeterminazione per vivere, sicurezza per il carcere. Questa è la scelta. Il doppio album si chiude con la ballate Outside the Wall, poesia delicata e dal tono introspettivo (Soli, o a coppie - Quelli che davvero ti amano - Camminano su e giù fuori dal il muro - Qualcuno mano nella mano - Qualcuno si riunisce in band - I cuori sanguinanti e gli artisti - Fanno la loro comparsa - E quando hanno dato tutto ciò che potevano - Alcuni barcollano e cadono - Dopo tutto non è facile - Sbattere il tuo cuore contro un muro di pazzi), eseguita da Waters che prima suona il tema con il clarinetto e poi, affiancato da una band folk (con chitarre e fisarmonica), recita, sul sottofondo del coro, il testo della canzone.

The Wall è il punto di arrivo della complessiva esperienza musicale dei Pink Floyd e il loro album più venduto dopo the dark side of the moon. Contiene due tra le più belle canzoni mai scritte dai Pink Floyd, "Hey you" e "Comfortably Numb" (ripescata da dei demo di Gilmour per il suo omonimo album del 1978), ma in tutto il disco è evidente che molta della grazia e della solennità contenuta nei dischi precedenti è andata perduta a favore di tonalità scure ed oppressive che sono però in perfetta armonia col messaggio che l'autore vuol comunicare, ben sintetizzabile nell’ultimo verso di “hey you, togheter we stand, divided we fall”.
Non ha molto senso stare a fare classifiche tra gli album di un gruppo, o peggio ancora di gruppi diversi e/o stili diversi: ognuno avrebbe la sua idea che sarebbe legittima e credo anche giustificabile. Ciò di cui sono sicuro però è che the wall rappresenta un’opera d’arte indicante una via … una via per una vita solidale e libera, un sole brillante e mare azzurro, il fumo di una nave distante all’orizzonte.


Paul


Curiosità
Durante la canzone Empty Spaces si può udire chiaramente un messaggio registrato al contrario (il suddetto messaggio è nell'album in studio, ma non nel live e nel film). Se si ascolta la canzone al contrario, rallentando la velocità, si sente: "Any better: congratulations! You've just discovered the secret message. Please, send your answer to "Old Pink", care of the "Funny Farm", Chalfont." (Niente di meglio: congratulazioni! Hai appena scoperto il messaggio segreto. Per favore, spedisci la tua risposta al "Vecchio Pink", presso la "Funny Farm", a Chalfont). Funny Farm è un termine in slang inglese con il quale si indicano gli ospedali psichiatrici. Il messaggio, evidente parodia dei messaggi subliminali, è anche un chiaro riferimento al mai dimenticato Syd Barret, fondatore ed ex-leader dei Pink Floyd. (by wikipedia)



Disco 1 - LATO A
1.In the Flesh? – 3:17 – (Waters) – Voce di Waters
2.The Thin Ice – 2:28 – (Waters) – Voci di Gilmour e Waters
3.Another Brick in the Wall Parte I – 3:41 – (Waters) – Voce di Waters
4.The Happiest Days of Our Lives – 1:46 – (Waters) – Voce di Waters
5.Another Brick in the Wall Parte II – 3:56 – (Waters) – Voci di Waters e Gilmour
6.Mother – 5:32 – (Waters) – Voci di Waters e Gilmour
Disco 1 -  LATO B
1.Goodbye Blue Sky – 2:48 – (Waters) – Voci di Gilmour e Waters
2.Empty Spaces – 2:07 – (Waters) – Voce di Waters
3.Young Lust – 3:29 – (Waters, Gilmour) – Voce di Gilmour
4.One of My Turns – 3:26 – (Waters) – Voce di Waters
5.Don't Leave Me Now – 4:22 – (Waters) – Voci di Waters e Gilmour
6.Another Brick in the Wall Parte III – 1:17 – (Waters) – Voce di Waters
7.Goodbye Cruel World – 1:05 – (Waters) – Voce di Waters
Disco 2 - LATO A
1.Hey You – 4:41 – (Waters) – Voci di Gilmour e Waters
2.Is There Anybody Out There? – 2:40 – (Waters) – Voce di Waters
3.Nobody Home – 3:25 – (Waters) – Voce di Waters
4.Vera – 1:38 – (Waters) – Voce di Waters
5.Bring the Boys Back Home – 0:50 – (Waters) – Voce di Waters
6.Comfortably Numb – 6:49 – (Gilmour, Waters) – Voci di Waters e Gilmour
Disco 2 - LATO B
1.The Show Must Go On – 1:36 – (Waters) – Voce di Gilmour
2.In the Flesh – 4:16 – (Waters) – Voce di Waters
3.Run Like Hell – 4:22 – (Gilmour, Waters) – Voce di Gilmour e Waters
4.Waiting for the Worms – 3:58 – (Waters) – Voci di Waters e Gilmour
5.Stop – 0:34 – (Waters) – Voce di Waters
6.The Trial – 5:16 – (Waters, Ezrin) – Voce di Waters
7.Outside the Wall – 1:42 – (Waters) – Voce di Waters


1 commenti:

The Mark ha detto...

Interessante. Bravo Paolo credo tu abbia recepito molto chiaramente il messaggio del disco. Complimenti anche per la scrittura, hai una bella prosa.
In effetti, sospetto tu sia uno studente alla facoltà di lettere, se non addirittura a filosofia :P

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